Suore dell'Immacolata

 

AMORE DI GESÙ VERSO GLI UOMINI

(nel farsi prezzo del loro riscatto)

Grande fu la degnazione del Figlio di Dio nel farsi uomo, per farsi nostro compagno e nostro modello in tutte le circostanze della nostra vita; più grande ancora, anzi grandissima ed inesplicabilmente eccessiva fu la degnazione di questo Dio di amore nel farsi nostro cibo nell’ultima Sua cena, e non per una sola volta e in un solo luogo, ma sempre in tutti i tempi e in tutti i luoghi; e mostrò tanto desiderio che Lo ricevessimo da promettere premi e ricompense a chi Lo avesse ricevuto; castighi e morte a chi, con la più enorme ingratitudine, non avesse voluto riceverLo.

Ma che diremo poi nel vedere questo Gesù, che non pago di essersi fatto nostro compagno e nostro cibo, vuole inoltre farsi Egli stesso prezzo del nostro riscatto; morire Egli, l’Autore della vita, Re immortale dei secoli, per sottrarre noi miserabili sue creature, dalla morte eterna e dall’inferno?

Questo è un eccesso di amore così sorprendente, da far trasecolare e rapire in estasi di inesplicabile meraviglia non solo tutti gli uomini, ma anche gli stessi Serafini e Cherubini del Paradiso.

Questo eccesso di amore così stupendo, Gesù l’ha compiuto per noi sul Calvario, il giorno della Sua crudele morte, e lo rinnova tutti i giorni sui nostri altari nell’augusto sacrificio della S. Messa.

Meditiamo dunque, questa sera, l’inesplicabile amore di Gesù verso gli uomini e vediamo come Egli, con la Sua morte ignominiosa, si fece prezzo del nostro riscatto, per rendere più viva nel nostro cuore e per conservare verso di Lui eterna riconoscenza.

È dogma di fede che avendo Adamo peccato, peccarono in lui tutti i suoi figli e in tutti entrò quella morte che egli prima aveva recato all’anima sua. Così insegna S. Paolo nella sua lettera ai Romani.

L’uomo dunque, che puro ed innocente era uscito dalle mani di Dio creatore, divenne oggetto di abominazione ai purissimi. occhi di Dio. Ecco pertanto chiuso il Cielo e aprirsi, fra l’uomo e Dio, un abisso.

Ma ecco insieme Gesù Cristo N.S., dice S. Paolo scrivendo a Timoteo, farsi mediatore tra Dio e gli uomini e, divenendo uomo come noi, offrirsi spontaneamente per scontare il nostro castigo, pagando di persona. Iddio suo Padre, per un eccesso di carità inaudito, acconsente alla grande offerta che suo Figlio Gli fa per tutti noi, e mette su di Lui realmente, come dice il profeta Isaia, tutto il carico delle nostre iniquità.

O mio Gesù, a così grande prezzo Voi riscattaste una moltitudine di peccatori e, quel che è peggio, di ingrati? Che cosa amaste in essi da giungere a sacrificare Voi stesso per riscattarli dalla morte? Nulla poteva attirarvi verso di essi, se non l’infinito Vostro amore che Vi spingeva a lavarci nel Vostro sangue.

Ecco il vero motivo di tanta degnazione: il Vostro amorosissimo cuore. S. Pietro dice che Gesù ci ha comprati «non con oro o argento, ma con il Suo prezioso sangue». Se gli uomini riflettessero, capirebbero facilmente come essi, poiché vennero riscattati da Gesù a così caro prezzo, non sono più di loro, ma di Cristo e perciò dovrebbero amare solo Cristo e servire a Lui solo.

Se così fosse, essi diventerebbero veramente quella nazione eletta di re e di sacerdoti, quella gente santa, quel popolo di acquisizione, il quale nel suo agire testimonierebbe e riprodurrebbe le divine virtù di Colui, che dalle tenebre li chiamò alla luce ammirabile della Sua grazia.

Dobbiamo inoltre osservare che Gesù Cristo non riscattò gli uomini in modo generale e confuso, ma li riscattò in modo particolare, con l’averli tutti distintamente presenti all’animo suo, soffrendo per ciascuno di essi molto volentieri, quanto soffriva per tutti. S. Paolo si serviva di questa considerazione per eccitarsi ad un più vivo amore verso Gesù; e con grande trasporto dell’anima sua andava dicendo che Cristo lo aveva amato tanto e che proprio per lui era morto.

Lo stesso dobbiamo fare noi, Sorelle mie, per infiammarci di amore più vivo e per alimentarne gli ardori, al pensiero, che questo nostro Redentore così buono, anche per salvare noi soli, avrebbe volentieri patito quella passione e morte che patì per tutti.

La nostra tenerezza per l’amoroso Gesù crescerà a dismisura, se rifletteremo ancora che Egli non si è accontentato di redimere gli uomini con un genere di redenzione sufficiente per il nostro riscatto, ma ha voluto eccedere soddisfacendo ai nostri peccati molto copiosamente.

Noi ben sappiamo, Sorelle mie, che essendo Gesù Cristo vero Dio, qualunque atto di umiliazione o di patimento avesse offerto per noi al Padre, avrebbe potuto pienamente soddisfare la nostra colpa. Un solo sospiro, una sola lacrima, un vagito di questo Suo Figlio carissimo, era più che sufficiente al nostro riscatto: perché dunque trentatré anni di vita tribolata, perché i flagelli, perché le spine, perché la croce, perché la tomba? Tutto questo è il soprappiù che l’amoroso Suo cuore ha versato per noi, al fine di testimoniarci quanto Gli fossimo cari.

Come è vero, Gesù mio caro, che là dove aveva abbondato il delitto, sovrabbondò la grazia della vostra misericordia! Vorremmo noi continuare a peccare per dar modo a così preziosa grazia di abbondare? Non sia mai, ve ne prego Gesù mio, per la Vostra stessa misericordia: ma piuttosto tale motivo ci induca a soffrire molto per Voi, che avete voluto patire per noi molto più del necessario, e ad amarVi senza misura, poiché senza misura ci avete amati.

Figlie mie dilettissime, continuando ancora la nostra riflessione, scopriamo che la redenzione di Gesù Cristo S.N., non solamente fu copiosa ma anche eterna.

Poteva Egli, non c’è dubbio, patire in modo che il beneficio della sua preziosissima passione venisse applicato alle nostre anime una sola volta, per redimerci del peccato originale: dopo di questa, chiunque avesse peccato, fosse irreparabilmente perduto. Ma un tale beneficio, per molti sarebbe stato vano ed inutile, poiché vediamo che sono molto pochi coloro che sanno conservare quella grazia che fu loro conferita con tanta pienezza, quando, consepolti con Cristo nel Battesimo, risorsero poi per vivere in Lui una vita nuova.

L’uomo che pecca distrugge, per così dire, l’ineffabile opera della redenzione; rende, per sé, vano il sangue di quella Vittima salutare che lo aveva salvato, e occorrerebbe un’altra vittima che si offrisse nuovamente a Dio per salvarlo.

Sia benedetto Iddio, e lode perenne al buon Gesù, il quale nella grandezza del suo amore seppe trovare un modo per provvedere anche a questa nostra miseria. Gesù Cristo, Sacerdote eterno secondo l’ordine di Melchisedek, entrò una volta sola nel santuario dei Cieli, ma non vi entrò se non dopo aver trovato una redenzione che fosse eterna.

Il Suo sacerdozio infatti è eterno, dunque può salvare in eterno.

O divino Redentore degli uomini, quali grazie potrò io renderVi per codesta Vostra divina prodigalità? Povero me! Non una sola volta, non sette volte soltanto mi avete perdonato, ma tante volte, quante io ingrato tornai ad offendervi.

Dopo tanta benevolenza e misericordia, avrò io ancora il coraggio di peccare in avvenire e, disprezzando il Vostro divinissimo sangue, oserò fare un’azione che per se stessa è diretta a crocifiggerVi di nuovo? Non lo permettete, o mio caro Gesù, anzi fate che io e quante mi ascoltano, ponendo ogni fiducia nel Vostro Sangue, seguiamo fiduciosi quel nuovo stile di vita che Voi ci avete additato con il Vostro esempio.

Avvicinandoci così sempre più a Voi con l’entusiasmo del nostro cuore, con l’ardore della nostra fede, con l’illibatezza della nostra vita e con una coscienza libera da ogni rimorso, raggiungeremo l’inimitabile Oggetto della nostra speranza, che siete Voi stesso, fedelissimo Datore di ogni bene.

Dobbiamo percorrere con coraggio la strada della abnegazione e del sacrificio che Gesù, divino Maestro ci ha insegnato con i fatti e con le parole. Nel giorno estremo del giudizio universale non ci servirà l’aver avuto la fede e l’aver ricevuto la vocazione religiosa, ma servirà solo l’aver agito in conformità del Vangelo e l’aver seguito gli esempi di Gesù Cristo.

Se noi vogliamo vivere a nostro modo, secondo l’impulso delle nostre sregolate passioni; se vogliamo parlare, agire, pensare, giudicare come meglio ci piace, senza riflettere se ciò che diciamo, facciamo o pensiamo sia contrario agli insegnamenti pratici del nostro divin Maestro, noi non possiamo sperare nel giorno del giudizio, di essere annoverati fra gli eletti, perché gli Angeli collocheranno fra essi solo coloro che, rinnegando la propria volontà e contraddicendo al loro naturale amor proprio, avranno vissuto una vita di rinuncia e di sacrificio, come l’ha vissuta Cristo Gesù.

Dunque, Sorelle mie, animiamoci di buona volontà e poiché Iddio ci dà ancora del tempo, procuriamo di approfittare della divina lezione, che Egli ci presenta nella vita del suo Unigenito Figlio.

Questi è lo specchio in cui dobbiamo riflettere tutte le nostre azioni; dinanzi a questo specchio dobbiamo fermarci molto spesso, per non lasciarci mai sfuggire parola, pensiero o atto alcuno, che non sia in tutto conforme alla immacolatezza e santità del divino Esemplare. Solo così potremo sperare di aver un giorno a godere le ineffabili ricompense che Gesù tiene preparato per i Suoi veri seguaci. Amen.