Ammansire le bestie
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,12-15)
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
IL COMMENTO
“Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano” (1,13). Il racconto delle tentazioni si conclude con un dettaglio inedito che non troviamo negli altri evangelisti. Secondo gli esegeti è l’annuncio e il preludio di quella creazione pacificata che Dio realizzerà alla fine dei tempi, come scrive l’apostolo Pietro: “secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia” (2Pt 3,13). Vorrei però dare una lettura di natura antropologica e psicologica. Nel viaggio della vita dobbiamo fare i conti con alcuni compagni di viaggio che nessuno vorrebbe avere: la solitudine, la sofferenza, i dubbi, le paure…. Man mano che avanziamo, scopriamo anche di avere limiti che rallentano e talvolta impediscono di realizzare quel che desideriamo con sincerità di cuore. E infine prendiamo coscienza che nel cuore si annidano anche sentimenti perversi che ci spingono a fare ciò che è male: “non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio”, scrive Paolo (Rm 7,19). Sono compagni scomodi che, nei momenti di maggiore debolezza, diventano come bestie selvatiche che aggrediscono e divorano le nostre buone intenzioni. Una condizione oggettivamente difficile che richiede un costante combattimento.
Se Gesù sta con le bestie, vuol dire che le ha addolcite, le ha rese innocue. È una bella notizia, è consolante sapere che la presenza di Gesù inaugura un tempo in cui l’umanità può vincere il male, anche e soprattutto quello che si nasconde nelle pieghe del cuore e si riveste di buoni sentimenti. Noi non siamo in grado di riconoscere e ammansire le bestie, Dio sì. Se facciamo alleanza con Lui, se ogni giorno invochiamo e accogliamo lo Spirito Santo, anche le situazioni che ci fanno più paura diventano nostre compagne, possono farci soffrire ma non possono più farci del male, possono ferire il corpo ma non cambiare il cuore. All’inizio del tempo quaresimale, chiediamo la grazia di entrare in una più intima amicizia con Gesù per fare di ogni deserto un giardino fiorito.
don Silvio Longobardi